Lavorare bene, vivere meglio: l’ergonomia come pilastro del benessere nello smart working
Lo smart working ha rivoluzionato il panorama lavorativo globale, offrendo una flessibilità senza precedenti, ma ha anche portato con sé nuove sfide, soprattutto in termini di salute fisica e mentale. Se da un lato, lavorare da casa elimina lo stress del pendolarismo e consente una migliore gestione del tempo, dall’altro, la mancanza di confini netti tra vita privata e professionale, unita a postazioni di lavoro improvvisate, ha fatto emergere nuove problematiche legate all’ergonomia e al benessere generale del lavoratore. L’ergonomia, ovvero la disciplina che studia l’interazione tra l’uomo e gli elementi di un sistema, diventa il pilastro fondamentale per garantire che il smart working sia un’opportunità e non una fonte di disturbi muscolo-scheletrici o stress.
L’adozione di un approccio ergonomico non è più un optional, ma una necessità vitale per chiunque svolga la propria attività in smart working. Ignorare questi principi espone a rischi concreti: l’aumento della sedentarietà, tipico del lavoro al computer, combinato con una postura scorretta su sedie non adatte o tavoli troppo bassi, è la ricetta perfetta per l’insorgenza di dolori cronici al collo, alla schiena (lombalgia) e ai polsi (sindrome del tunnel carpale).
La postazione ideale: l’ABC dell’ergonomia nello smart working
Il primo passo per un smart working salutare è l’allestimento di una postazione che rispetti le norme ergonomiche. Non servono investimenti faraonici, ma alcuni accorgimenti mirati fanno la differenza.
1. La sedia: il cuore della postazione
La sedia è, senza dubbio, l’elemento su cui investire maggiormente. Deve essere regolabile in altezza e profondità e deve offrire un adeguato supporto lombare per mantenere la naturale curva a S della colonna vertebrale.
- Altezza corretta: I piedi devono poggiare saldamente a terra o su un poggiapiedi. Le cosce devono essere parallele al pavimento, con le ginocchia piegate a circa 90 gradi.
- Supporto per i gomiti: I braccioli (se presenti e regolabili) o la scrivania devono permettere di mantenere gli avambracci rilassati e i gomiti piegati a un angolo di 90-100 gradi.
2. Il monitor e l’allineamento visivo
Un posizionamento errato dello schermo è tra le prime cause di cervicale e affaticamento visivo in smart working.
- Altezza dello schermo: Il bordo superiore del monitor dovrebbe essere all’altezza degli occhi. Se si usa un laptop, è fondamentale sollevarlo con un supporto (o anche con dei libri) e utilizzare una tastiera e un mouse esterni per mantenere una postura neutra.
- Distanza: La distanza ottimale dagli occhi è di circa un braccio teso (50-70 cm).
- Illuminazione: Lavorare con una luce adeguata e preferibilmente naturale, evitando riflessi sullo schermo, è cruciale per la vista.
3. Tastiera e mouse
La tastiera deve essere posizionata in modo da mantenere i polsi dritti, evitando flessioni o estensioni eccessive. L’uso di un mouse ergonomico o verticale può ridurre la tensione su polsi e avambracci, prevenendo i disturbi da sforzo ripetitivo tipici del smart working.
Benessere a 360 gradi: l’equilibrio tra fisico e mentale
L’ergonomia, tuttavia, non riguarda solo la disposizione degli oggetti. Un ambiente di smart working funzionale deve promuovere il benessere globale, intercettando anche gli aspetti psicosociali.
Il potere delle pause attive
La sedentarietà è il nemico numero uno dello smart working. È vitale interrompere il lavoro ogni 30-60 minuti. Queste non devono essere semplici pause caffè, ma momenti attivi:
- Alzarsi e muoversi: Camminare per casa, idratarsi.
- Stretching: Eseguire semplici esercizi di stretching per collo, spalle e schiena per sciogliere le tensioni accumulate. Questo costante movimento è essenziale per la salute.
Gestione del tempo e “diritto alla disconnessione”
Uno degli effetti psicologici più negativi del smart working è la sfocatura dei confini tra lavoro e vita privata, che può portare a stress cronico e burnout digitale.
- Stabilire una routine: Iniziare e terminare la giornata lavorativa con orari definiti aiuta a ristabilire il “confine mentale” fornito in precedenza dal tragitto casa-ufficio.
- Disconnessione: Il “diritto alla disconnessione” è fondamentale. Spegnere i dispositivi di lavoro, non rispondere a email e chiamate al di fuori dell’orario stabilito, è un atto di igiene mentale che protegge la salute del lavoratore in smart working.
- Spazio dedicato: Avere un angolo o una stanza dedicati al smart working (e da cui “uscire” a fine giornata) aiuta a separare i ruoli e a non far invadere la sfera personale dall’attività professionale.
Investire nell’ergonomia e nel benessere in smart working non è solo un dovere etico del datore di lavoro, ma anche un fattore che incrementa la produttività e la soddisfazione del dipendente. Creare un ambiente di smart working consapevole e ben attrezzato è la chiave per far fiorire questa nuova modalità di lavoro.
