Vendemmia 2025: meno vino ma più valore, l’Italia guida il cambiamento climatico in vigna

Italia Vendemmia 2025

Greenwine.it

Marco Perrone

Ottobre 22, 2025

La raccolta 2025 segna -15% di produzione ma un salto in avanti per sostenibilità e nuovi modelli agricoli

La vendemmia 2025 consegna all’Italia un primato agrodolce: resta il primo produttore mondiale, ma con una riduzione del 15% dei volumi. È il segno tangibile di un clima sempre più estremo, fatto di piogge irregolari e ondate di calore che hanno costretto i viticoltori a ripensare strategie e tempi.

Le stime congiunte di Coldiretti, Assoenologi e Ismea fissano la produzione a circa 40 milioni di ettolitri, quasi sei milioni in meno rispetto al 2024. Il calo è generalizzato ma con punte più forti al Sud, dove le temperature hanno superato i 40 gradi per settimane.

Meno alcol, più equilibrio

Il dato sorprendente è qualitativo: i vini risultano più leggeri, eleganti e aromatici. Il caldo ha abbassato i gradi zuccherini, portando a un profilo alcolico medio inferiore rispetto al passato. È l’alba di una nuova identità del vino italiano, meno opulento e più contemporaneo, capace di incontrare i gusti dei giovani e del mercato internazionale.

«Il cambiamento climatico non è solo una sfida, è una spinta all’evoluzione», ha commentato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi.

La rivoluzione sostenibile delle cantine

Dietro i numeri, c’è la trasformazione silenziosa delle cantine: impianti fotovoltaici, bottiglie alleggerite, trattori elettrici e irrigazione di precisione. In Veneto, Toscana e Marche crescono le cooperative che adottano modelli di economia circolare, riutilizzando acque reflue e sottoprodotti di vinificazione per la fertilizzazione.

La parola d’ordine è resilienza: coltivare meno, ma meglio. Un cambio di mentalità che segnerà gli anni a venire.

Il futuro è verde (e più buono)

Non è un annus horribilis, ma un anno di transizione. Le previsioni per il 2026 parlano di un recupero produttivo e di un consolidamento della qualità. Il vino italiano cambia pelle, restando sé stesso: simbolo di una cultura che sa adattarsi e innovare senza perdere radici.