La manovra 2026 introduce nuovi incrementi dell’età pensionabile: esentati i precoci invalidi, penalizzati i militari.
Nel testo della bozza della manovra 2026 emerge un doppio binario che ha già sollevato polemiche tra le categorie professionali interessate. Da un lato il Governo conferma l’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita, che scatterà dal 1° gennaio 2027 per tutti i lavoratori. Dall’altro introduce un aumento aggiuntivo per il comparto difesa e sicurezza, che si ritroverà a dover lavorare fino a sei mesi in più. Una decisione che molti definiscono “schizofrenica”, perché, mentre vengono estese alcune esenzioni ai lavoratori precoci con invalidità, gli appartenenti alle forze armate, alla polizia e ai vigili del fuoco vengono penalizzati.
Dal 2027, infatti, l’età per la pensione di vecchiaia ordinaria salirà a 67 anni e un mese, per poi raggiungere 67 anni e tre mesi nel 2028. Aumentano anche i requisiti per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 11 mesi di contributi dal 2027, 43 anni e un mese dal 2028), per quella contributiva (64 anni e un mese nel 2027, 64 anni e tre mesi nel 2028) e per la pensione di vecchiaia contributiva (70 anni e tre mesi entro il 2028).
Le nuove regole e le categorie esentate
Il Governo ha confermato alcune dispense dagli adeguamenti previsti, ma solo per categorie specifiche. Rimangono esentati i lavoratori impegnati in mansioni gravose o usuranti, come gli operai edili, i conduttori di gru e i lavoratori notturni. Potranno continuare ad accedere alla pensione con i vecchi requisiti, purché abbiano almeno 30 anni di contributi e abbiano svolto tali attività per un periodo prolungato nel corso della vita lavorativa.
La novità della bozza è l’estensione dell’esenzione anche ai lavoratori precoci con invalidità civile pari o superiore al 74%, che potranno andare in pensione anticipata con 41 anni di contributi senza subire l’aumento legato all’aspettativa di vita. È un riconoscimento atteso da tempo, che però lascia fuori altre categorie storicamente tutelate.
Tra gli altri dettagli, la manovra stabilisce che chi svolge attività gravose per sei anni negli ultimi sette di carriera, anziché sette negli ultimi dieci, potrà comunque beneficiare dell’esonero. In questo modo, alcune figure escluse dal precedente aggiornamento potranno tornare a godere dei requisiti agevolati, mantenendo l’accesso alla pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi fino al 2028.
Si tratta, in sostanza, di una conferma della linea seguita negli ultimi anni: proteggere chi svolge lavori fisicamente impegnativi o con rischi per la salute. Tuttavia, l’assenza di misure simili per il personale in uniforme appare, anche agli occhi di molti esperti, una scelta incoerente.
Penalizzati militari, polizia e vigili del fuoco
Per il comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico – che comprende carabinieri, polizia, vigili del fuoco, guardia di finanza e militari – la situazione è decisamente più pesante. Non solo si applicano gli aumenti previsti per tutti i lavoratori (un mese dal 2027 e due dal 2028), ma viene introdotto un ulteriore adeguamento di tre mesi dal 1° gennaio 2027. Il risultato: un aumento complessivo di sei mesi entro il 2028.
Il comparto continuerà a mantenere i requisiti ante-Fornero, ma con parametri rivisti al rialzo: la pensione di vecchiaia per chi ha meno di 35 anni di servizio salirà a 61 anni e 4 mesi dal 2027 e a 61 anni e 6 mesi dal 2028. La pensione di anzianità, invece, richiederà 41 anni e 6 mesi di contributi dal 2028, oppure 58 anni e 6 mesi di età con 35 anni di contributi, mantenendo la finestra mobile di 12 o 15 mesi.
Le associazioni di categoria hanno già espresso preoccupazione per quella che definiscono una “doppia penalizzazione”: da un lato il prolungamento dell’età lavorativa, dall’altro l’esclusione da qualsiasi forma di esonero o beneficio compensativo. Mentre i civili con invalidità potranno contare su tutele più ampie, chi opera in ruoli di sicurezza pubblica dovrà lavorare più a lungo, nonostante la natura logorante e rischiosa delle mansioni.
Il testo conferma anche altri aspetti della manovra: nessun aumento per il trattamento minimo Inps (che resterà a 603,40 euro con rivalutazione Istat), la proroga dell’Ape sociale per il 2026 e la mancata riproposizione di Opzione Donna e della pensione anticipata flessibile. Resta invece il bonus Giorgetti per chi decide di rinviare il pensionamento, ricevendo la propria quota contributiva direttamente in busta paga.
Le discussioni politiche si concentreranno ora sul tentativo di riequilibrare la misura, ma la strada appare in salita. Il comparto militare e le forze dell’ordine rischiano di trovarsi in una posizione ancora più svantaggiata rispetto al resto dei lavoratori, con un’età pensionabile che si allontana sempre di più.
