Assegno mensile INPS a 56 anni con Legge 104: chi può ricevere subito l’importo massimo

Assegno mensile INPS a 56 anni con Legge 104: chi può ricevere subito l’importo massimo

Luca Antonelli

Ottobre 25, 2025

La stanza dell’ufficio patronato è piena di cartelle, numeri e volti stanchi: in molti cercano risposte su come ottenere un sostegno economico prima dell’età pensionabile tradizionale.

Dietro a queste pratiche c’è una norma che in Italia apre una strada per chi convive con gravi limitazioni fisiche o psichiche. Non è un’iniziativa generica: si tratta di percorsi rigorosi, con controlli sanitari e paletti contributivi, che però permettono a chi ha una ridotta capacità lavorativa di ricevere un assegno mensile dall’INPS anche prima dei 67 anni di riferimento generale. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la valutazione finale spetta alla commissione medica dell’ente previdenziale, anche quando esistono già certificazioni rilasciate da altri organismi. Qui spiego chi può presentare domanda e quali sono i requisiti concreti per avviare la pratica in modo efficace.

Chi può accedere: requisiti sanitari e contributivi

Il beneficio rivolto ai lavoratori del settore privato si basa su due assi: l’elemento sanitario e quello contributivo. Sul fronte clinico, è necessario che l’invalidità riduca la capacità di lavoro in maniera significativa: la soglia comunemente richiesta è una perdita superiore o pari al 80%. In caso di invalido al 100% con difficoltà nello svolgere le attività quotidiane, è prevista la possibilità di ottenere anche l’indennità di accompagnamento, una misura diversa dall’assegno pensionistico ma spesso collegata nella pratica.

Assegno mensile INPS a 56 anni con Legge 104: chi può ricevere subito l’importo massimo
Dopo l’invio, l’INPS programma l’accertamento sanitario presso i propri uffici. – greenwine.it

Per quanto riguarda i requisiti anagrafici, le regole prevedono che le donne possano accedere a questa forma di pensione anticipata a partire dai 56 anni, mentre gli uomini lo possono fare a partire dai 61 anni. Il requisito contributivo standard è di almeno 20 anni di anzianità contributiva. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è che esistono eccezioni: per i beneficiari delle cosiddette deroghe Amato il montante richiesto scende a 15 anni, mentre per i non vedenti cambiano le età richieste (uomini 56 anni, donne 51 anni).

Va ricordato che la misura è pensata per il settore privato: i dipendenti pubblici seguono percorsi diversi, spesso riconducibili alla pensione di inabilità con regole specifiche per ogni comparto. In ogni caso, la valutazione dell’INPS è obbligatoria: se si dispone già di un riconoscimento di invalidità emesso da un altro ente, questo resta comunque un elemento di valutazione ma non sostituisce il giudizio medico-legale dell’istituto.

Come presentare la domanda e cosa aspettarsi

La pratica inizia con la raccolta della documentazione sanitaria e contributiva e procede con la compilazione della domanda di pensione da inoltrare all’INPS. Alla domanda deve essere allegato il modello SS3, compilato in tutte le sue parti dal medico curante, con le informazioni cliniche che descrivono lo stato di salute. Un dettaglio pratico: molte persone preferiscono farsi assistere da un Patronato, che aiuta a verificare i contributi, compilare i moduli e inviare la richiesta attraverso i canali istituzionali.

Dopo l’invio, l’INPS programma l’accertamento sanitario presso i propri uffici: qui si svolge la visita medico-legale che definirà la percentuale di invalidità riconosciuta. Chi ha già un certificato dall’ASL o da altro ente lo porta in sede; quel documento viene valutato ma non è vincolante. Un fenomeno che in molti notano è la lunghezza delle procedure: la norma prevede però una finestra tecnica: l’erogazione dell’assegno decorre dal primo giorno del mese successivo al termine della finestra mobile di dodici mesi prevista per l’entrata in pagamento.

Per chi è titolare di un assegno di invalidità ordinario è possibile chiedere la trasformazione in pensione di vecchiaia anticipata, sempre presentando la documentazione sanitaria necessaria. Allo stesso tempo, il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento segue criteri propri e può essere richiesto separatamente quando la disabilità impedisce le attività quotidiane senza assistenza. Chi si rivolge agli uffici regionali o ai patronati lo racconta spesso: la burocrazia pesa, ma con la documentazione completa e l’assistenza giusta la pratica procede con più ordine.

In molte aree del Paese, dal Nord al Sud, la domanda è la stessa: ottenere un sostegno che riconosca il peso della disabilità sulla vita quotidiana. La conseguenza concreta per chi ottiene il via libera è avere una fonte di reddito stabile, con decorrenza regolata dalla normativa e controlli periodici che possono riproporre la valutazione sanitaria. È un percorso normato, che richiede pazienza, ma offre un presidio economico e di tutela a chi vive con limitazioni importanti.