Carbonara “non romana”? I documenti che cambiano la storia di un piatto amatissimo

Carbonara “non romana”? I documenti che cambiano la storia di un piatto amatissimo - greenwine.it

Lorenzo Fogli

Ottobre 30, 2025

La storia della carbonara rivela origini meno romane del previsto: tra soldati Usa, cuochi italiani e ricette mutate fino agli anni Sessanta.

La carbonara è uno dei piatti italiani più celebri al mondo e, per chi vive o visita Roma, rappresenta un’icona della cucina locale. Eppure, la storia della sua nascita non è così netta come si tende a credere. Il legame con la Capitale è fortissimo, ma le tracce storiche disponibili raccontano altro: una ricetta giovane, nata nel dopoguerra e frutto di incontri fra culture, ingredienti e abitudini diverse. La domanda rimane aperta. La carbonara è davvero romana, oppure lo è diventata in un secondo momento, grazie ai romani che l’hanno resa perfetta? I documenti e i racconti raccolti negli anni aiutano a far luce su una vicenda gastronomica ancora affascinante e, in parte, irrisolta.

Quando nasce la carbonara: tra Abruzzo, Roma e l’arrivo dei soldati americani

La prima fase documentabile della storia della carbonara parte dal 1944. In quei mesi l’Italia era attraversata dalla presenza degli Stati Uniti, con militari che spesso consumavano razioni a base di bacon, panna liquida e uova in polvere. Nel centro Italia, soprattutto nell’area de L’Aquila, si preparava già da tempo una pasta povera chiamata “cacio e ova”, tipica dei carbonai che lavoravano nelle montagne abruzzesi. La narrazione più diffusa racconta che i soldati americani, trovando quella preparazione troppo essenziale, aggiunsero il bacon che avevano con sé. Da quel gesto nacque una combinazione nuova, più ricca e calorica, che avrebbe dato origine alla versione primitiva della carbonara.

Roma, sempre nel dopoguerra, divenne il luogo perfetto per accogliere e trasformare quelle intuizioni. Nella Capitale, ingredienti come pecorino romano e guanciale erano parte di una tradizione radicata. È possibile che l’unione di questi prodotti con la base uova-carne portò, quasi naturalmente, alla carbonara conosciuta oggi. L’associazione con i carbonari giustifica il nome, e Roma, già al centro di un’intensa rinascita culturale, si prese la scena.

Ma le ipotesi non si chiudono qui. Una versione napoletana della storia parla di un soldato Usa che, davanti a un piatto di spaghetti con cacio e pepe nei vicoli del Vesuvio, decise di mescolare la sua razione K con la pasta locale. Da Napoli la novità sarebbe “risalita” fino a Roma, dove la ricetta ricevette gli ultimi ritocchi.

A osservare questa pluralità di racconti, la carbonara sembrerebbe essersi formata per aggiustamenti successivi, sino a trovare una definizione precisa solo molti anni dopo. La tradizione, lo sappiamo, non nasce in un giorno.

Le prime ricette scritte: l’intervento di uno chef e la versione moderna solo negli anni Sessanta

La ricerca storica conferma un elemento chiave: la carbonara non compare nelle fonti prima degli anni Cinquanta. Se fosse stata davvero un piatto radicato nella tradizione romana, sarebbe stata citata molto prima. Nel 1951 appare in una scena cinematografica del film “Cameriera bella presenza offresi”, come ricetta già conosciuta ma non ancora codificata. La prima descrizione ufficiale negli Stati Uniti compare nel 1952, nelle recensioni di un ristorante frequentato nel North Side di Chicago. La carbonara, in quel caso, prevedeva panna e bacon.

Il passaggio che cambia tutto arriva con un nome preciso: Renato Gualandi, giovane cuoco bolognese. Nel 1944 Gualandi lavorava a Riccione per gli ufficiali americani e inglesi e ideò una pasta con uova, formaggio, bacon e panna — una miscela molto vicina a quella citata negli Stati Uniti. Più tardi, trasferendosi a Roma, portò la ricetta con sé. Da quel momento la città iniziò a farla propria, sostituendo lentamente alcuni ingredienti con quelli del territorio.

La versione moderna della carbonara — uova, pecorino, guanciale, pepe nero — compare solo nel 1960, nel ricettario “La grande cucina” di Luigi Carnacina. Da lì in poi il piatto conquista il mondo e diventa un simbolo assoluto della tradizione culinaria romana.

La conclusione storica indica quindi un percorso a più mani, nato da una base americana, modellato dagli italiani e consacrato a Roma, che ne ha definito l’identità finale, senza più discussioni a tavola.