Un paese ferito dal terremoto e riportato alla vita dai creativi: storia, atmosfera e consigli per visitarlo
Bussana Vecchia sta aggrappata alla collina sopra Sanremo, in Liguria, come un corpo che continua a respirare nonostante tutto. Le case di pietra si stringono una sull’altra, sembra quasi lo facciano per tenersi in piedi, per ricordare che qui la vita non si è arresa. Arrivando dalla strada stretta che sale dagli ulivi, ci si trova davanti un intreccio di vicoli che non seguono logica, scale che salgono senza avviso, archi bassi e improvvisi, curve che costringono a rallentare. E già qui si capisce: questo borgo non vuole essere attraversato in fretta.
Nel 1887, un terremoto cancellò quasi completamente il paese. Muri spezzati, una chiesa scoperchiata, scale che non portano più da nessuna parte. Bussana fu abbandonata e per decenni restò così, sospesa nel silenzio, con il vento che passava tra le finestre vuote e l’erba che si arrampicava sulle pareti. Poi, tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, succede l’imprevisto: alcuni artisti italiani e stranieri decidono di venire a vivere qui. Cercavano libertà, lontani da mercati, mode e pressioni. Bussana Vecchia rinasce, piano piano, senza piani regolatori ma con mani, visione e fantasia.
La rinascita artistica nata tra rovine e libertà creativa
Gli anni in cui la modernità correva veloce furono, qui, anni di ritorno alla materia, al lavoro manuale, alla condivisione. I primi artisti trovano case senza tetto, stanze piene di polvere, scale spezzate. Non scappano. Recuperano pietre, travi, qualunque cosa possano usare. Riparano, inventano, modellano lo spazio come fosse argilla. È così che Bussana Vecchia smette di essere un fantasma e torna a respirare, anche se un po’ a modo suo, con crepe, rattoppi e improvvisazioni che oggi fanno parte del suo fascino.
Negli anni Sessanta e Settanta arrivano ceramisti, pittori, scultori, musicisti, persone che si portano dietro lingue diverse e un modo di vivere alternativo. Le case diventano atelier e botteghe, i cortili si riempiono di sculture, nei vicoli si sentono strumenti suonare, e non è raro vedere qualcuno dipingere con la porta aperta, come se il paese stesso fosse una tela. Bussana non diventa un museo, ma un organismo in movimento. Ogni pietra racconta lavoro, ostinazione, idee. Anche oggi, camminando, si nota come alcune case sembrino vive, altre dormano, e qualcuna resti ancora ferita, come un promemoria di ciò che è stato.
La comunità resta indipendente, un po’ anarchica, spesso in bilico, ma sempre coesa. Eppure, sotto questo spirito libero si nasconde una questione che torna ciclicamente: la proprietà delle case. Il borgo è tecnicamente del Demanio e, da decenni, gli abitanti si trovano a dover affrontare ricorsi, avvisi, discussioni sulle destinazioni degli immobili. È una storia che non ha ancora un finale definito e che si intreccia con la quotidianità di chi qui ha scelto di costruire un pezzo di vita. Un equilibrio precario ma reale, che contribuisce a dare a Bussana quell’aria sospesa tra fragilità e forza.
Cosa si vive oggi tra i vicoli, la chiesa senza tetto e gli atelier aperti
Visitare Bussana Vecchia significa accettare che non esiste un percorso preciso. Ci si perde, si torna indietro, si sbuca in cortili inaspettati. Il luogo simbolo resta la chiesa di Sant’Egidio, sventrata dal terremoto. Della copertura non è rimasto nulla, e guardare verso l’alto significa vedere cielo e pietre che resistono da oltre un secolo. L’interno è invaso da luce e silenzio, interrotto solo dal suono dei passi e, a volte, da qualche nota musicale proveniente da un atelier lì vicino. Non è raro vedere piante che crescono sulle pareti, come se anche la natura avesse deciso di partecipare alla ricostruzione lenta e caparbia del borgo.
Attorno alla chiesa, i vicoli si intrecciano in una rete viva. Porte socchiuse, ceramiche che fanno capolino sui balconi, tele, sculture improvvise tra i rampicanti. Alcune botteghe si aprono come scrigni, con artisti che lavorano davanti ai visitatori. Qui la produzione è piccola, spesso unica, e la dimensione artigianale si percepisce in ogni gesto. Ci sono anche piccole osterie, come l’Osteria degli Artisti, che dagli anni Settanta accoglie viaggiatori, residenti e curiosi. Sedersi a un tavolo di pietra, tra parole sussurrate e colori che spuntano dalle pareti, è parte dell’esperienza.
Il borgo cambia volto con le stagioni. In primavera e autunno la luce è limpida e i visitatori meno numerosi. D’estate Bussana si anima: più botteghe aperte, giovani che salgono per una giornata diversa, serate sotto le stelle. In inverno il paese torna quasi silenzioso, e chi arriva trova un’atmosfera intima, fragile, quasi magica. Raggiungerlo è semplice: in auto da Sanremo lungo una strada collinare stretta, oppure a piedi da Arma di Taggia, lungo un sentiero panoramico che guarda il mare. Chi parte senza aspettative scopre un luogo che resta dentro, difficile da spiegare a chi non c’è stato.
