Voleva solo una famiglia: ora è nella lista dei cani a rischio eutanasia

Voleva solo una famiglia: ora è nella lista dei cani a rischio eutanasia - greenwine.it

Lorenzo Fogli

Novembre 2, 2025

Graco, cane in canile da 100 giorni in Georgia: affettuoso e gioioso, ora rischia l’eutanasia. I volontari lanciano un appello per salvarlo.

Ogni mattina, quando si sentono i passi dei volontari e le luci dei corridoi si accendono, Graco si fa trovare lì, in piedi, coda che batte energica contro le sbarre e occhi che brillano come se ogni giorno fosse un nuovo inizio. La routine lo accompagna da quasi cento giorni, un periodo che per molti cani equivale a una vita sospesa. Giovane, forte, obbediente e gentile, Graco sembra il simbolo della speranza che resiste anche in un luogo dove tanto spesso prevale la rassegnazione. Ma chi lo osserva con attenzione riconosce la verità: quell’entusiasmo, così bello da vedere, convive con un’ansia sottile. La paura di restare invisibile troppo a lungo.

Un cane che lotta per restare sé stesso, nonostante il canile

A descriverlo basterebbe un attimo. Tre anni, corpo muscoloso, sguardo buono e modi educati: Graco è un cane che sa dare la zampa, sedersi con precisione e prendere un biscotto con delicatezza sorprendente. Quando un volontario pronuncia il suo nome, arriva correndo, quasi come se aspettasse proprio quel momento da ore. Eppure, dietro la sua energia, si intravedono le prime crepe che la vita in canile lascia nel tempo.

La volontaria Olivia Myers, che lo segue da quando è arrivato al rifugio della DeKalb County Animal Services, lo racconta così: «Era il più solare di tutti. Poi ha iniziato a chiudersi un po’, a stancarsi. Sorride ancora, gioca ancora, ma lo stress si vede». Gli etologi parlano spesso di stress da canile, un fenomeno che colpisce soprattutto cani giovani e intelligenti costretti per mesi in un ambiente rumoroso, caotico e povero di stimoli. Prima arriva la frenesia, poi l’apatia, infine quei piccoli comportamenti che raccontano tutto senza parole: girare in tondo, fissare un punto nel vuoto, isolarsi. Non aggressività, ma resistenza. Un modo silenzioso per far fronte a una situazione che logora giorno dopo giorno.

Eppure, basta davvero poco per vedere tornare il cane che era: uno sguardo amico, un gioco lanciato, la promessa — anche solo accennata — di una mano che si tende per portarlo fuori. Quando qualcuno si ferma davanti al suo box, Graco prende in bocca il suo giocattolo preferito e scodinzola come se potesse ancora conquistare il mondo. Questo gesto, tenero e un po’ infantile, dice tutto: vuole una famiglia, vuole una vita vera, vuole appartenere a qualcuno.

Una corsa contro il tempo: Graco ora rischia l’eutanasia

Il rifugio lavora senza sosta per dare un futuro agli animali che accoglie, ma la realtà, in tante strutture americane, resta complessa. Gli spazi sono limitati, le richieste di adozione spesso insufficienti, e ogni giorno arriva qualcuno di nuovo da salvare. Graco, nonostante la sua natura affettuosa e il carattere gentile, è ora tra i cani considerati a rischio eutanasia. Non perché abbia fatto qualcosa, ma perché il tempo — nel mondo dei rifugi sovraffollati — finisce per essere un giudice crudele.

«È impossibile non amarlo» spiega ancora Olivia, con quella voce che tradisce più speranza che rassegnazione. «È dolce, educato, riconoscente. Ha solo bisogno di uscire da qui. Fuori tornerebbe il cane felice che abbiamo conosciuto il primo giorno». Chiunque lo abbia incontrato ripete parole simili: Graco non si arrende mai. La sua coda continua a muoversi, il suo sorriso non sparisce, quasi volesse convincere il mondo che merita un’opportunità.

Da qualche parte, forse, c’è una famiglia che non si arrenderà neppure lei. E mentre Graco aspetta, ogni mattina fa quello che sa fare meglio: accoglie chi entra con la gioia di un cane che — ancora — crede nel domani.